“Sai tu quante stelle sono in cielo?”

Ninne nanne da paesi vicini e lontani

di Caterina Pontrandolfo, Stefano Annamaria, Susanna Messeca

Apeiron Edizioni, 2016

Il libro raccoglie ninne nanne ricevute dalle autrici in dono da amici e conoscenti di diverse culture, per lo più da regioni italiane e dal Mediterraneo, ma anche da paesi più lontani, come l’India o l’Etiopia. Un CD allegato al libro contiene tutte queste canzoni cantate in lingua originale da Caterina Pontrandolfo, accompagnata dal violino di Irene Veglione e dalla chitarra di Gianni Pappalardo, oltre che, a volte, da un gruppo di musicisti, i cui nomi sono scritti alla fine del libro. I testi scritti sono translitterati dagli alfabeti originali quando è necessario e tradotti in italiano. Il libro è illustrato da opere di autori famosi all’inizio di ogni capitolo, e da disegni naif fatti dalle autrici stesse. Alla fine del testo tutte le musiche, ascoltate prima solo oralmente da Irene Veglione e Gianni Pappalardo, sono state da loro scritte negli spartiti, per chi voglia suonarle.

Benché provenienti da professionalità diverse: A. M. Di Stefano, antropologa, S. Messeca psicoterapeuta, C. Pontrandolfo cantante, I.Veglione violinista, le 4 autrici del libro hanno messo in comune le loro diverse capacità ed esperienze, per far emergere un senso ancora attuale da queste antiche ninne nanne, che colpiscono per la loro autenticità.

Ci sono canti di paesi in guerra tra di loro, come l’Ucraina e la Russia, Israele e la Palestina, che esprimono, nonostante tutto, l’universale istintiva capacità umana di aver cura della prole. La prefazione di Pierre Lafforgue sottolinea come questi canti trasmessi dalle culture orali forniscano al piccolo quell’involucro sonoro di cui ha bisogno, per non perdere la continuità dell’esperienza con la precedente vita pe-natale scandita dai ritmi del cuore e del respiro materni.

Nella cultura orale si rintracciano, nella loro complessità, aspetti profondi e ambivalenti della  relazione genitori-bambino – che secoli dopo saranno esplorati dalla psicoanalisi – rappresentati da metafore,  a volte inquietanti, come il lupo che mangia la pecorella, il vecchio ubriacone, il cacciatore che uccide i cuccioli della volpe. L’amore per il bambino non è esente da sentimenti contraddittori, come accade nella realtà: le attese messianiche, la stanchezza, lo stupore per il miracolo della vita.

La musica viene percepita come un contenitore mentale sia dalla madre, di cui favorisce la rêverie, sia dal piccolo, in quanto filtro al dolore materno, che non  diventi un veleno nel  latte che nutre.

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