La trattabilità, spesso sovrapposta e confusa con la diagnosi e l’analizzabilità, è un criterio difficilmente oggettivabile, che si delinea e si definisce all’interno della relazione psicoterapeuta-paziente. Emerge, cioè, come una “costruzione” della relazione terapeutica che non è mai definita una volta per tutte, ma che deve continuamente essere ricercata, promossa e mantenuta nel corso del lavoro clinico.
Il fattore più rilevante per la trattabilità, oltre a quello della valutazione diagnostica, è il gioco fra transfert e controtransfert, che si attiva in entrambi gli interlocutori quando la telefonata per l’appuntamento, o anche la semplice disposizione all’attesa, mobilitano fantasie sulla consultazione e sui suoi esiti.
Non sfugge, agli autori di questo volume, la complessità di un lavoro esposto a molteplici influssi ambientali e, quindi, la necessità di “pensare psicoanaliticamente” anche quando le condizioni non sono quelle previste dalla teoria della tecnica psicoanalitica classica. Si sforzano perciò di prendere in esame non solo il “sistema” dell’adolescente, ma anche quello del terapeuta nella sua relazione con i familiari del paziente, con gli insegnanti e con altre figure significative. In particolare, sottolineano l’importanza del rapporto con l’inviante, e i vincoli (ma anche le opportunità) del lavoro nella struttura pubblica.
Ricco di un ventaglio di casi clinici che va dai 13-14 anni della “prima adolescenza” fino ai 19-20 di quella “tarda”, il volume è introdotto da un’ampia rassegna teorica sul concetto di trattabilità nella psicoanalisi dell’adolescenza, e risulta di particolare interesse per gli psicoterapeuti dell’età evolutiva e per chiunque voglia avvicinarsi alla comprensione del mondo adolescente.

A cura di Emilio Masina

FrancoAngeli, Milano, 2000

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