(a cura di) Paola Cecchetti e Marisa Colosimo, Alpes. 2022.
- https://www.alpesitalia.it/prodotti-872-voci_dall_adolescenza
- https://apeironpsicodramma.com/editoria/news-editoriali.html
Nessuno sa davvero cosa stia accadendo alle ragazze e ragazzi privati, in un momento così delicato della loro vita, di tante prime volte fondamentali come la prima uscita da soli con gli amici o con chi si ama, gli spazi da frequentare lontano da occhi adulti, il tempo da trascorrere fuori casa con i suoi imprevisti e le sue sorprese.
Segnali sempre più preoccupanti parlano di tanti adolescenti che non vogliono più uscire di casa, che si trascinano tra il letto e gli schermi grandi e piccoli che li circondano. I più “fortunati” hanno almeno una stanza in cui rintanarsi nella loro solitudine ma tanti altri si trovano a condividere spazi angusti con i loro familiari.
Aumentano esponenzialmente depressioni, stati d’ansia, episodi di autolesionismo. Troppi sembrano volersi rintanare e annullare in un limbo dove il corpo è sottratto, negato. Il corpo come esperienza, comunicazione diretta e fonte di desiderio negli anni in cui esplodono le attrazioni reciproche.
(…) È questo il paesaggio in cui si trovano a vivere oggi ragazze e ragazzi?
Per sostare attorno a queste domande con cautela e attenzione viene presentata e documentata una ricerca di grande interesse perché sghemba e laterale rispetto al funzionamento abituale della scuola. Una ricerca che non tende a strutturare e solidificare conoscenze arrivando a conclusioni certe, ma mostra piuttosto come si possano agitare le acque inquiete dell’inconscio, per fare emergere immagini e liberare associazioni capaci di dare respiro al pensiero e riflettere insieme, in un’attività corale volutamente aperta e inconclusa.
L’inciampo che provoca tutto ciò è relativamente semplice. Si propone a ragazze e ragazzi di comporre acrostici, che costringono “a usare poche parole, pensate con fatica per ‘infilarle’ nelle lettere iniziali”.
(…) Sono circolate emozioni sia in presenza che a distanza e così, “nelle pieghe degli acrostici possiamo ritrovare i prodromi di ciò che stiamo vivendo: parole come anonimato, segretezza, giocare, instagram, internet, amicizia, ozio assoluto, navigare senza limiti…”.
(…) Intorno a questi acrostici detti, ritmati e a volte persino cantati si intuisce un desiderio di riscatto dalle privazioni connesse a troppe relazioni a distanza, che hanno schermato le comunicazioni reciproche. Ed è come se, una volta tornati in presenza, si sia voluta esplorare la potenza espressiva ed emotiva di sonorità e modulazioni di parole suonate in coro.
Segnali sempre più preoccupanti parlano di tanti adolescenti che non vogliono più uscire di casa, che si trascinano tra il letto e gli schermi grandi e piccoli che li circondano. I più “fortunati” hanno almeno una stanza in cui rintanarsi nella loro solitudine ma tanti altri si trovano a condividere spazi angusti con i loro familiari.
Aumentano esponenzialmente depressioni, stati d’ansia, episodi di autolesionismo. Troppi sembrano volersi rintanare e annullare in un limbo dove il corpo è sottratto, negato. Il corpo come esperienza, comunicazione diretta e fonte di desiderio negli anni in cui esplodono le attrazioni reciproche.
(…) È questo il paesaggio in cui si trovano a vivere oggi ragazze e ragazzi?
Per sostare attorno a queste domande con cautela e attenzione viene presentata e documentata una ricerca di grande interesse perché sghemba e laterale rispetto al funzionamento abituale della scuola. Una ricerca che non tende a strutturare e solidificare conoscenze arrivando a conclusioni certe, ma mostra piuttosto come si possano agitare le acque inquiete dell’inconscio, per fare emergere immagini e liberare associazioni capaci di dare respiro al pensiero e riflettere insieme, in un’attività corale volutamente aperta e inconclusa.
L’inciampo che provoca tutto ciò è relativamente semplice. Si propone a ragazze e ragazzi di comporre acrostici, che costringono “a usare poche parole, pensate con fatica per ‘infilarle’ nelle lettere iniziali”.
(…) Sono circolate emozioni sia in presenza che a distanza e così, “nelle pieghe degli acrostici possiamo ritrovare i prodromi di ciò che stiamo vivendo: parole come anonimato, segretezza, giocare, instagram, internet, amicizia, ozio assoluto, navigare senza limiti…”.
(…) Intorno a questi acrostici detti, ritmati e a volte persino cantati si intuisce un desiderio di riscatto dalle privazioni connesse a troppe relazioni a distanza, che hanno schermato le comunicazioni reciproche. Ed è come se, una volta tornati in presenza, si sia voluta esplorare la potenza espressiva ed emotiva di sonorità e modulazioni di parole suonate in coro.
(dalla Prefazione di Franco Lorenzoni)